Nuovi studi teorici - da parte di astronomi spagnoli - sostengono l'ipotesi del Pianeta X e prevedono l'esistenza di una ulteriore super-Terra ancora più lontana
L'astronomo americano Robert S. Harrington.
Dettaglio di foto U.S. Naval Observatory
Credit: U.S Naval Observatory
Dettaglio di foto U.S. Naval Observatory
Credit: U.S Naval Observatory
di Luca Scantamburlo
Nonostante le voci scettiche espresse mesi fa e provenienti da ambienti NASA, la caccia al Pianeta X è aperta e continua senza sosta. Non solo non è suonata la campana a morto per il Decimo pianeta, ma vi sono ottime possibilità che esso esista e che addirittura la questione "raddoppi". Dapprima ha infatti destato scalpore nel marzo scorso l'annuncio della scoperta del pianeta transnettuniano denominato 2012 VP113: un oggetto celeste dal diametro di circa 450 km e posto fra la Nube di Oort più interna e la Fascia di Kuiper. Esso, dal perielio di 80 unità astronomiche e dall'afelio di 452 unità astronomiche, evidentemente è legato gravitazionalmente al nostro Sole in questa sua anomala orbita da una qualche massiva forza gravitazionale ancora sconosciuta, che è probabilmente responsabile anche dell'anomala orbita del corpo planetario chiamato Sedna (scoperto nel 2003).
Ne sono convinti alcuni scienziati che operano nell'ambito del Cerro Tololo Inter-American Observatory e del Dipartimento di Magnetismo Terrestre del Carnegie Institution for Science di Washignton, D.C. All'interno di tali enti di ricerca - attraverso l'uso di telescopi ubicati in Cile - è stato portato avanti lo studio e l'osservazione astronomica del suddetto pianeta nano (si veda dr. Scott S. Sheppard e dr. Chadwick A. Trujillo, in Nature 507, 471–474 (27 marzo 2014). E proprio più recentemente si sono espressi sulla controversa questione del Pianeta X anche alcuni astronomi spagnoli, i quali hanno diffuso un loro studio teorico commentato dalla rivista New Scientist con un articolo a firma di Nicola Jenner e dal titolo: <<Two giant planets may cruise unseen beyond Pluto>> (11 giugno 2014). Tale studio proposto dagli spagnoli Carlos e Raul de la Fuente Marcos, sostiene che alle remote periferie del nostro Sistema Solare vi sarebbero addirittura due enormi pianeti: uno di essi sarebbe in risonanza orbitale con un pianeta più grande e massiccio, posto a circa 250 volte la distanza Terra-Sole (250 u.a.). I due astronomi spagnoli della Universidad Complutense de Madrid dicono - ed in questo concordano con Luhman - che probabilmente un pianeta dalle dimensioni di Giove è Saturno è da escludere nella dibattuta questione.
Nondimeno pianeti più piccoli di queste dimensioni - ma comunque più grandi della Terra - ed orbitanti attorno al Sole e molto distanti dal già lontano sistema Plutone-Caronte (pianeta doppio), possono esistere. Anzi, sembra che debbano esistere per giustificare la presenza di oggetti come 2012 VP113 e Sedna. Dunque la questione del Pianeta X è tutt'altro che chiusa. Il lavoro teorico degli scienziati spagnoli è stato inviato il 3 giugno 2014 alla Cornell University Library (arxiv.org), con il titolo <<Extreme trans-Neptunian objects and the Kozai mechanism: signaling the presence of trans-Plutonian planets?>>
Secondo il team spagnolo i lontani oggetti rocciosi simili a 2012 VP113 sarebbero influenzati da un più grande corpo planetario - un oggetto massivo "nascosto e perturbatore" - avente una massa compresa fra quella di Marte e quella di Saturno, e che si troverebbe a circa 200 volte la distanza della Terra dal Sole. Ma un simile enorme oggetto celeste - che sarebbe indirettamente provato dalla caratteristiche orbitali degli oggetti transnettuniani estremi (ETNOs) studiati - sarebbe in realtà in risonanza esso stesso con un altro più massiccio oggetto, posto a circa 250 volte la distanza Terra- Sole. Per il loro studio gli spagnoli de la Fuente Marcos autori di tale ipotesi di lavoro, si sono avvalsi del calcolatori elettronici messi a disposizione dal Dipartimento di Astrofisica della Universidad Complutense de Madrid. In sintesi oltre ad avere un massiccio Pianeta X, avremmo anche una vera e propria super-Terra in risonanza con il primo pianeta perturabatore, e che sarebbe presente ben oltre le colonne d'Ercole del Sistema Solare conosciuto.
Queste rilevanti affermazioni in campo astronomico costituiscono idealmente - a mio avviso - un postumo riconoscimento alla memoria del dr. Robert Sutton Harrington (Stati Uniti d'America, 1943-1993), astronomo dell'Osservatorio Navale americano (U.S. Naval Observatory), sulla cui figura ho tanto scritto nei miei saggi ed articoli. Egli - fino alla morte avvenuta a causa di un tumore nel gennaio 1993 - era fermamente convinto che bisognasse continuare a cercare il Pianeta X, nonostante i pareri contrari manifestati da personale NASA ed anche da alcuni suoi colleghi. Harrington - è proprio il caso di dirlo - aveva visto giusto nel non arrendersi ad una comunità scientifica nel complesso sorda e - in talune occasioni - dimostratasi in evidente malafede. Ma questo - come ben sanno gli epistemologi - è frutto del normale corso delle rivoluzioni scientifiche.
E la scoperta e l'annuncio del Pianeta X e degli altri massivi corpi celesti del Sistema Solare, costituirà senza dubbio in futuro una grande rivoluzione scientifica.
E la scoperta e l'annuncio del Pianeta X e degli altri massivi corpi celesti del Sistema Solare, costituirà senza dubbio in futuro una grande rivoluzione scientifica.
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